Comune di Novafeltria
Provincia di Rimini
Piazza V. Emanuele n.2 - 47863 Novafeltria (RN) - p.iva: 00360640411 - tel. 0541.845611 - e-mail: municipio@comune.novafeltria.rn.it

Novafeltria

Novafeltria, fino al 1941 chiamata Mercatino Marecchia, nasce come Comune nel marzo 1907, staccandosi dal Comune di Talamello.

E’ formata dal capoluogo e dalle frazioni di Perticara, Miniera, Secchiano, Uffogliano, Torricella e Sartiano.

Distesa in un ampia ansa del fiume Marecchia, per la sua comoda posizione venne scelta, in età moderna, quale sede privilegiata di incontri per lo scambio e il commercio.

Il nucleo originario del paese risale al 950 circa con la Chiesa di S. Pietro in Culto, edificata con altre Pievi della nostra valle, durante il processo di evangelizzazione del Montefeltro.

Altro antico edificio situato nella piazza Vittorio Emanuele, fulcro del paese, è   l’Oratorio di Santa Marina, databile probabilmente al 1191, di struttura romanica in arenaria a grana abbastanza grossa, con campanile a vela di epoca seicentesca.

Al centro della  piazza principale si trova la fontana, disegnata dall'Architetto Giuseppe Santi Botticelli e costruita dagli Scalpellini F.lli Doddi di Mercatino nel 1897.

Novafeltria fu feudo dei Malatesta prima e poi dei Conti Segni di Bologna che, nel 1660, vi edificarono una sontuosa villa, oggi Palazzo Comunale. Al Piano terra del Palazzo, nel grazioso Caffè Grand'Italia, che conserva ancora gli arredi originali, esplode l'armonia dello stile liberty che si respira anche nella piazza e, più in generale nel paese. Infatti, lungo il Corso troviamo un altro gioiello in stile liberty in armonia con l'Art Decò, il Teatro Sociale, progettato dall’ingegner Francesco Aurelio Tosi, realizzato con il contributo di 72 famiglie del luogo ed inaugurato il 3 Ottobre 1925 con "La Bohème" di Puccini. Il soffitto è quello originale e presenta campiture riquadrate a stucchi prive di decorazioni pittoriche ma rese vivaci da una doppia colorazione rosa e verde.

Lungo il fiume l’antica attività molitoria è testimoniata da mulini storici, in parte ancora in attività per la macinazione dei cereali e la produzione di energia elettrica. Vera rarità il Molino per la produzione della polvere pirica che, recentemente restaurato, conserva al suo interno le attrezzature lignee a pestelli. La produzione della polvere da sparo era legata all’estrazione dello zolfo nella miniera di Perticara. Per il trasporto dello zolfo venne costruita la ferrovia e l’edificio della vecchia stazione ricorda il trenino che percorreva il tratto Novafeltria - Rimini 

Oggi Novafeltria si può considerare come il centro commerciale e dei servizi dell’Alta Valmarecchia ed è dotato di ottime strutture per il tempo libero: biblioteca, teatro, discoteca, piscina coperta, palestre, campo da tennis, campi sportivi, pista motocross, pista pedonale e ciclabile lungo il fiume Marecchia ed una fitta rete di sentieri pedonali, ippovie, pareti per l’arrampicata sportiva e parco avventura, oltre alla presenza di numerose strutture ricettive e della ristorazione .

La popolazione dell’intero Comune è molto presente ed attiva e collabora con le Istituzioni locali attraverso formazioni associative che si interessano dei diversi settori della vita collettiva: sociale, sanitario, ambientale, culturale, turistico e sportivo.

 

 

Perticara

Un paesaggio di calanchi e dirupi caratterizza il  borgo di Perticara che sorge alla base del Monte Aquilone (883 metri di altezza), un'impervia rupe arenacea gemella del vicino Monte Pincio, ricoperta da una vasta  pineta e da un castagneto secolare.

Terra famosa per la produzione dello zolfo, questa zona ospitò l'uomo sin dall'antichità. Numerosi ritrovamenti archeologici  testimoniano infatti la  sua presenza già dalla preistoria; si susseguono testimonianze di insediamenti umbri, etruschi ed anche romani. Reperti archeologici testimoniano il passaggio delle truppe romane proprio nella zona di affioramento dello zolfo, avvalorando l’ipotesi che già questo popolo estraesse il minerale per fabbricare il “fuoco greco”, arma terribile di guerra. Importante centro anche in epoca medioevale, uno dei forti più antichi della famiglia dei Carpegna, Perticara subì la dominazione dei Malatesta, dei Montefeltro, dei della Faggiola e della Chiesa. Ed è proprio a questo periodo che risalgono i primi documenti attestanti l'esercizio dell'attività mineraria: nel 1490 la Santa Sede concesse ai Malatesta ed ai loro sudditi la facoltà di fabbricare polvere da sparo e di tenere in efficienza i rispettivi mulini. E' nel sec. XVIII che l'attività estrattiva consolida la sua importanza per acquisire il carattere di pratica industriale nella prima metà del 1800. Lo zolfo usato dall’uomo fin da tempi antichissimi ha rappresentato l’eccellenza produttiva italiana a livello mondiale, grazie ai ricchi giacimenti siciliani e a quelli marchigiani e romagnoli. Ancora oggi è ampliamente usato sia in agricoltura che nell’industria chimica, in particolare per la vulcanizzazione della gomma. Nel 1917 la Società Montecatini acquisisce la concessione di sfruttamento del giacimento solfifero proiettando la miniera di Perticara nel panorama industriale nazionale. 1600 uomini hanno costruito un’immensa città sotterranea: quasi 100 chilometri di gallerie su 9 livelli di coltivazione  fino alla drammatica chiusura per motivi economici nel 1964.

Grazie alla volontà dei minatori e all’iniziativa della locale Pro Loco, nel 1970 nasce il Museo Storico Minerario di Perticara per testimoniare il duro lavoro estrattivo nel sottosuolo che ha largamente coinvolto la popolazione dell’Alta Valmarecchia.

Dal 1980 al museo si affianca l’idea di un progetto che si connota come uno dei primi esempi di archeologia industriale mineraria sorti in Italia.

L’impegno degli Enti Pubblici - primo fra tutti il Comune di Novafeltria - rende possibile il restauro degli edifici dell’ex Cantiere Solfureo Certino,  dando al ricco patrimonio di reperti acquisiti dopo un trentennale lavoro di ricerca, la giusta collocazione negli ambienti originali.

Sulphur - museo storico minerario di Perticara è oggi uno dei più importanti centri di documentazione mineraria in Europa ed è parte del “Parco Nazionale dello Zolfo delle Marche”.

Perticara è un paese a vocazione turistica e la prima attrattiva naturale è il Monte che  sovrasta  il paese. Una rete segnalata di percorsi permettono piacevoli passeggiate lungo sentieri di pregio ambientale e di alto valore paesaggistico. Nel bosco un parco avventura completa l’offerta ludico sportiva. La ricchezza di eventi e proposte di incontro in ogni periodo dell’anno curate dalla Pro Loco e dalle altre Associazioni di volontariato, culturali e sportive permettono al turista una sosta prolungata grazie alla presenza di strutture ricettive di qualità quali camping, albergo ristorante, B&B.

Una menzione particolare merita la Banda Musicale Minatori di Perticara, attiva fin dal lontano 1860, che ha una corposa formazione di circa 40 elementi e che gestisce Corsi di orientamento musicale,  permettendo ai giovani di stare insieme, avvicinarsi al mondo della musica e sperimentarsi attivamente a livello strumentale e vocale.

 

Miniera

Il paese di Miniera nasce e si sviluppa con la miniera di zolfo.

La famiglia fiorentina dei Masi, dalla quale prende il nome l’omonimo nucleo storico di Ca’ de Masi, implementa la pratica estrattiva dello zolfo nella Valle del Fanante con la Miniera di Marazzana collegata, successivamente, con la Miniera di Perticara.

Nel corso del 1800 il pozzo Alessandro con l’omonimo Cantiere di fusione del minerale e i suoi 15 calcaroni, diventano il centro di produzione solfifera della zona. La crescita  dell’industria mineraria e il successivo spostamento del fulcro produttivo presso il Cantiere Certino, modificano gli usi degli edifici preesistenti e ampliano le esigenze abitative della popolazione in continua espansione demografica: si sviluppa così il Villaggio Minerario che ancora oggi mostra due tipologie costruttive nelle tipiche case a schiera e a corte realizzate in pietra arenaria. L’industria mineraria generò sia a Perticara che a Miniera un’organizzazione sociale inedita per il territorio circostante, con una molteplicità di servizi in favore dei cittadini.

A Miniera  la Cooperativa di Consumo, lo Stadio, il Circolo ricreativo “Paolo Masi”,  la Scuola elementare, la Chiesa di Santa Barbara protettrice dei minatori con accanto il Cinema –Teatro, erano i luoghi di aggregazione delle numerose famiglie residenti.

Oggi la visita del borgo è la naturale prosecuzione della visita a “sulphur” museo storico minerario di Perticara, nell’ottica di sviluppo, valorizzazione e di riscoperta sul territorio, delle tracce della storia mineraria di questi luoghi. All’interno della Chiesa, costruita dagli stessi minatori, inaugurata nel luglio 1950 e dedicata a Santa Barbara, loro patrona, è conservato un dipinto di pregio artistico raffigurante la Santa risalente alla fine del seicento e attribuito alla Scuola bolognese.

La frazione di Miniera è tutt’oggi un paese vitale grazie all’impegno dei suoi abitanti, riunitisi nell’Associazione Minatori di Miniera ed alla presenza del campo sportivo realizzato negli anni ‘30, gestito dall’Associazione Calcio Perticara che raccoglie le giovani leve locali e gli appassionati di questo sport. Negli anni cinquanta, la squadra ha militato in serie C.

 

Secchiano

Ricerche storiche ipotizzano che Secchiano sia stato sede di un municipio romano, autonomo tra il I° e il III° sec. dopo Cristo.

Nel 1370 Secchiano era parte del Comitato di Montefeltro.

Antico feudo dei Carpegna, nel 1458 fu assediato e distrutto da Sigismondo Malatesta.

I suoi resti, sul Sasso Galasso, sono appena visibili. Le abitazioni dell’attuale “castello” sorgono su un bastione dell’antica cinta muraria.

L’abitato attuale di Secchiano sorge lungo le sponde del fiume Marecchia ed è attraversato dalla strada provinciale n. 258  “Marecchiese”  che collega Rimini a Sansepolcro.

Da visitare, oltre alle rovine del castello, la restaurata Pieve di S. Maria di Vico in cui sono state rinvenute lapidi ed iscrizioni romane, il suggestivo Borgo di Cà Rosello con la piccolissima chiesa del 1855, dedicata alla Beata Vergine Maria e Palazzo Cappelli, recentemente restaurato.

La frazione di Secchiano presenta un notevole incremento demografico e quindi un conseguente sviluppo urbanistico ed economico dovuto alla sua posizione geo-morfologica favorevole.

La popolazione di Secchiano è particolarmente sensibile alle tematiche relative all’ambiente ed alla sua tutela. L’Associazione “Roverella”, sede locale di Legambiente è particolarmente attiva in questo ambito.

 

Torricella

Questo antico castello seguì le vicende storiche del territorio santagatese, dai Fregoso alla Chiesa.

Il borgo medievale di Torricella sorge ai piedi del Monte della Botticella (tra Sant'Agata Feltria e Torricella),  noto come Mont'Ercole. Abitata fin dalla  preistoria (testimoniata dalla presenza di un ara sacrificale), ospitò, Sabini,  Umbri Sapinati e  Romani.

La nascita della comunità di Torricella si può collegare all'erezione del Tempio di Ercole (intorno alla fine del 200 a.C.) ad opera dei romani, sul monte della Botticella: il pellegrinaggio al tempio favorì la fioritura di attività legate all'allevamento del bestiame destinato ai sacrifici ed all'ospitalità da offrirsi ai pellegrini.

Dal punto di vista del dominio temporale del territorio si avvicendarono Federico Barbarossa, Guido Tiberti da Petrella, i Tarlati di Arezzo, i Faggiolani, i Brancaleoni, la Chiesa, i Malatesti, il Valentino ed i Montefeltro. Ed è proprio ad un Montefeltro, Federico III d'Urbino, che si deve il riammodernamento della rocca del Castello di Torricella datato 1474, come testimoniato da uno stemma in pietra posto sulla porta settentrionale del castello, mentre la facciata attuale risale agli interventi del 1864.

Percorrendo qualche centinaio di metri dal centro abitato di Torricella in direzione del borgo di Libiano (altro luogo da segnalare per una visita) ed imboccando un sentiero nella boscaglia, si raggiunge un’ ara sacrificale, monumento preistorico costituito da un masso isolato di arenaria sulla cui superficie si trova una vasca più grande, su questa una scanalatura porta ad una strettoia da cui, con un piccolo salto si passa ad una vasca inferiore di forma rettangolare, nella cui parte centrale si trova una coppella.

Si presume che il suo originario utilizzo fosse legato a pratiche religiose pagane e che con la fine del paganesimo abbia avuto un uso diverso, probabilmente per la raccolta di acqua piovana o come pestatoio.

 

Sartiano

Sartiano è un’eccezionale  postazione panoramica sulla vallata del Marecchia.

Anche l’antico castello di Sartiano apparteneva al Rettorato di Sant'Agata Feltria.

Il nucleo originario del castello poggia su di un colle all'entrata del paese. Lattuale Chiesa, dedicata a San Biagio, risale al sec. XVI. L’interno ad unica navata, ha mantenuto l'impianto originario a capriate con capitelli e barbacani e mattonelle originali. Il presbiterio è sede di un coro ligneo cinquecentesco, così come il pregevole Tabernacolo in legno dorato a forma di tempietto. Da segnalare l’organo a canne.

Sono conservati nella Chiesa pregevoli dipinti. Sulla parete sinistra tre grandi pale seicentesche: la prima datata MDIC, è il martirio di San Biagio,  la seconda rappresenta la Madonna del Carmine con i santi Fabiano, Sebastiano, Antonio Abate, Mustiola, Antonio da Padova, Ilario e Rocco e tutti i misteri; nella terza pala è rappresentato San Domenico di Cusman, fondatore dell’ordine dei Dominicani.

Sempre sul lato sinistro, in una nicchia, troviamo la statua di Santa Barbara patrona dei minatori, acquistata grazie ad  una sottoscrizione dei minatori di Sartiano.

Un’altra grande pala, attribuita al giovane Cagnacci, raffigura il transito di San Giuseppe con Gesù giovanetto e sua madre Maria (sec. XVII).

Sul punto più alto del borgo è situato l’Oratorio di San Biagio che riscuote ancora oggi la devozione popolare e, seguendo la tradizione, il 3 febbraio di ogni anno, vi si benedice il pane da consumare contro il mal di gola.

Oggi, l’oratorio purtroppo è chiuso a causa dell'instabilità della struttura, ma il luogo merita comunque una sosta per la straordinaria posizione panoramica.

 

Uffogliano

Sembra che il territorio fosse abitato già dall’età del bronzo ed infatti alcuni decenni or sono fu individuato un sito con resti di un villaggio e di una necropoli di questo periodo storico.

Nel Medioevo l’antico castello  di Uffogliano si ergeva in località “Giungla dei castagni” sulla vetta della rupe “castellaccio”. Secondo il catalogo del cardinale Anglico, nel 1371 "Castrum Uffugliani" era molto potente. Nel 1458 Sigismondo  Malatesta, dopo un terribile assalto, tolse il castello alla chiesa feretrana, lo distrusse lasciando solo i resti di un torrione cilindrico della metà del 1300, impostato su una base quadrangolare costituita da blocchi di pietra arenaria riferibile al 1200. Per accedervi bisogna percorrere una strada medioevale tagliata nella roccia  e fortificata da bastionate naturali. Ad Uffogliano è presente un importante complesso di carattere religioso, recentemente restaurato, comprendente la Chiesa, la canonica ed altri locali.

Della frazione di Uffogliano fa parte il borgo di Ponte Santa Maria Maddalena  che sorge a valle, lungo le sponde del Marecchia e dove abita la maggior parte della popolazione.

Il toponimo del luogo lega a se due elementi: la presenza di un attraversamento del fiume, il ponte, e quella di una cappella, risalente al 1574, dedicata al culto di Santa Maria Maddalena, distrutta nel corso dei secoli.

Da segnalare il ponte, la bellezza di questo tratto di fiume stretto, ricco d’acqua e di grandi pietre levigate, ed il mulino (ora Ristorante) che conserva la vecchia struttura ed i meccanismi originari.

Da tempo immemore, prima datazione 1703, in questa frazione si svolge la fiera del 22 luglio, oggi divenuta festa parrocchiale.

 

© 2005-2024 Comune di Novafeltria - Gestito con docweb - [id]